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ELISABETTA E LIMONE
di R.J. Wilcock




con Lorenzo Anelli e Paola Salvi
regia di Alessandro Pecini
scene T. Villani e M. Perna
disegno luci Andres Froeba


genere: commedia surreale
spettacolo con 2 attori
durata: tempo unico 1h e 20 min
disponibilità: stagione 2004/2005
produzione Kantharos

 
LO SPETTACOLO
Elisabetta e Limone, il testo di cui proponiamo questa messinscena, è forse uno dei più significativi, per comprendere l'opera di questo autore. La storia è presto detta, apparentemente banale.
Una signorina di mezza età, sempre vissuta in casa rifiutandosi di “uscire al mondo”, si ritrova per caso una sera nella penombra del salotto, un povero diavolo, ladro di tombe per colpa di un amico più bislacco di lui. Limone, così si chiama il malcapitato, è appena fuggito dal carcere, cerca un rifugio. E' stanco, si addormenta sul letto e al suo risveglio si ritrova incatenato alla spalliera, ormai facile preda delle volontà della signorina, che lo costringerà ad entrare nel proprio mondo, fatto di riti e codici di comportamento assolutamente personali.
Lei si è costruita una spazio suo in cui vivere bene in base a regole che si è costruita da sola e che rimandano ad una dimensione di “alterità”. Lui viene da una cosiddetta normalità che però – lo si capisce subito – non è capace di vivere in alcun modo.
L'uomo fugge dalla realtà quindi, la donna può solo offrirgliene un'altra: la sua, ma a patto che lui ne accetti le regole assurde. Si sviluppa così un rapporto che via via diviene insostituibile per entrambi. Alla fine ritroviamo i due impegnati nella confezione di una serie di vestitini per topi, l'unico modo che Elisabetta conosce per liberare la casa dai roditori dato che, a suo dire “…si sa: topo vestito va in città.
 
NOTE DI REGIA
Nel nostro allestimento, Elisabetta e Limone è la storia di due solitudini che cercano di incontrarsi, quindi una storia d'amore, pur 'sui generis'. E' la storia di una seduzione tutta stramba. Elisabetta non va incontro a Limone, non cerca un punto di incontro, ma semplicemente lo ingloba nel suo teatrino dell'esistere, immobile e perfettamente asettico. Ha umanamente bisogno di contatto e si inventa un rapporto tutto personale. E Limone, da parte sua, rivendica buon senso e concretezza, ma non fa altro che lasciarsi andare a questa nuova dimensione imposta, perché anch'egli non riesce a vivere in alcun modo il mondo esterno. Kantharos presenta l'ennesimo paradigma del rapporto uomo- donna, anche se stavolta in una chiave comico-metafisica. Ci troviamo di fronte a due personaggi che alimentano la loro vita, affrontando il loro approccio e sviluppandolo attraverso una chiave che, per il sadismo inconscio dei suoi rituali iniziatici, risulta avere una costante dimensione involontariamente comica. Lo spazio scenico, che inizialmente sembra il più banale dei salotti, un po' sporchi e sdruciti, si trasforma. Nella stanza si assiste all'utilizzo degli oggetti che vengono via via spostati e illuminati in modo da passare da una dimensione banalmente realistica ad uno spazio astratto, al limite fra il surreale ed il metafìsico. Un po' come nei quadri di Escher, dove tutto il processo di percezione della realtà si altera e si trasforma costantemente secondo i punti di vista.
 
 


GLI ATTORI

Paola Salvi si è diplomata alla Civica scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi nel 1986 nel corso attori. In questi anni ha lavorato con Massimo Castri (Urfaust), Nanni Garella (Masnadieri), Cristina Pezzoli, Elio De Capitani, Giampiero Solari, Umberto Simonetta (Parliamone da persone incivili), Alessandro Pecini.

Lorenzo Anelli si è diplomato all’Accademia dei Filodrammatici nel 1990. E’ stato diretto da Filippo Crivelli, Egisto Marcucci, Tonino Conte, Vito Molinari (con il quale fonda il Trio Zanzibar e ne produce gli spettacoli), Beni Montressor, Fabio Battistini, Marina Spreafico, Annig Raimondi, Stefano Monti, Alessandro Pecini.


ESTRATTO DALLA RASSEGNA STAMPA
CORRIERE DELLA SERA - 7 maggio 04

ELISABETTA E LIMONE GUSTO AGRO DELL'ASSURDO
"...l'atto unico è portato in scena con felice inventiva dal regista e interpretato con bella levità da Paola Salvi che fa della sua Elisabetta un essere caparbiamente innocente, maliziosamente indifesa, terribilmente logica nella sua illogicità e dal bravo Lorenzo Anelli, un personaggio che nella sua normalità sembra più folle di un folle." MAGDA POLI


RADIO POPOLARE NETWORK - 5 maggio 04
"E' bello l'allestimento di Alessandro Pecini, che gioca molto sui punti di vista, sul fatto che anche gli oggetti possono diventare tante cose diverse a seconda di come vengono illuminati, visti, spostati e utilizzati ... Sono molto convincenti gli interpreti Paola Salvi e Lorenzo Anelli ... Uno spettacolo nel complesso sicuramente riuscito e originale" IDA RUBINI

 

IL REGISTA

Alessandro Pecini è stato assistente alla regia di Castri, Molinari, Pier’alli, Mauri. Ha collaborato per alcuni anni con il Teatro della Tosse di Genova. Ha diretto spettacoli quali “Terzetto spezzato” (da Svevo), “Quattro quartetti”, “La scheggia nel cuore”, "Histoire du soldat”, “Giochi e favole d’acqua”, “Trio in mi bemolle”, “Isola Isole” (Avignone 1997), “Ciancerino: favola di un uomo” (1998 Convegno sulla Legge 180 di Trieste), “Armonia delle sfere”, “Pino il topolino” e molti readings e spettacoli di teatro musicale. Oltre alla attività di regia svolge anche quella didattica e di teatro terapia.






IL GIORNO - 6 maggio 04
ECCO ALICE NEL PAESE DELL'ASSURDO

"Ho più ragioni per consigliarvi Elisabetta e Limone. Intanto rendere giustizia ad un autore che è stato ingiustamente dimenticato. Poi perché è un autentico capolavoro del teatro dell'assurdo, che sta alla pari con i testi dell'esordio di Ionesco. Terzo perché la regia inventiva di Alessandro Pecini, un allievo di Castri, è all'altezza della situazione. Quarto, perché gli interpreti, Lorenzo Anelli e Paola Salvi, sono davvero bravi." UGO RONFANI

 

 
 
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